Museo Santa Caterina

Anche a oltrepassare il campo della pittura, Io non conosco, prima di Tomaso, alcuna realizzazione che si possa avvicinare alla sue […] Nessuno prima di lui era andato tant’oltre: e dopo di lui bisognerà aspettare mezzo secolo l’apparizione di Van Eyck; un secolo, l’apparizione di Mantegna, per trovare una così appassionata ricerca anatomica della realtà […]

Tomaso da Modena nelle parole di Luigi Coletti

Dal soggiorno di Dante alla Chiesa dedicata alla patrona di teologi e filosofi, dalla profanazione napoleonica alla riscoperta avventurosa degli affreschi durante la Seconda Guerra Mondiale, il complesso conventuale di Santa Caterina è parte di quel cuore pulsante di storia, cultura, civiltà e bellezza che rende Treviso una delle perle nascoste del panorama artistico italiano.
Forte delle sue collezioni, dalla raccolta archeologica alla pinacoteca, affascinante per architettura e atmosfera, il Museo di Santa Caterina, nel cuore del centro cittadino, accoglie i visitatori nella maniera più tipica di Treviso: con garbo, calore ed eleganza.

Chiesa di Santa Caterina

CHIESA DI SANTA CATERINA

In questo luogo ricco di suggestione si intrecciano le vicende dei potenti e raffinati Da Camino, Signori di Treviso dal 1283 e dei Servi di Maria, ultimi tra i grandi ordini conventuali dell’Italia medievale, con la storia più recente e sorprendente della scoperta e del recupero di un vero e proprio tesoro pittorico nascosto da secoli sotto gli anonimi intonaci della chiesa.
Il 7 aprile del 1944, durante la Seconda Guerra Mondiale, su Treviso caddero quasi 2000 bombe che, tuttavia, non bastarono a piegare la Città. Esemplare, in questa situazione, fu l’intervento di alcuni appassionati cittadini, tra i quali va ricordato Mario Botter, artista e restauratore che, a un certo punto, decise di farsi strada tra le macerie di Santa Caterina insieme al giovane figlio Memi.
“…Non si è dato per vinto – scriverà di lui Giovanni Comisso – e… meraviglia maggiore… ha potuto finalmente penetrare nella chiesa ed ha scoperto stupendi affreschi”.

Da oltre un secolo, l’edificio è stato di proprietà del Distretto Militare, confiscato durante le guerre napoleoniche. Se vi lasciate l’ingresso alle spalle, sulla parete sinistra, rimangono diverse scene di quegli affreschi che ci riportano alle origini di questo edificio, tra il XIV e XV secolo. Fra gli affreschi staccati ce n’è uno, celebre ed emblematico, che da solo racconta la storia di questa chiesa: ritrae Santa Caterina da Alessandria che tiene in mano un modellino della città di Treviso, di come era nel Milletrecento, quando l’affresco fu dipinto. L’edificio interrotto, chiuso da una parete provvisoria di legno e un piccolo campanile raffigura proprio questa chiesa: la terribile peste del 1348 aveva fatto migliaia di morti, la vita si era fermata e anche il cantiere. Nell’affresco, la santa intercede per Treviso: come in un fumetto, dalle sue labbra escono parole che chiedono protezione a Dio per la città.
L’inizio dei lavori di costruzione risale al 1346, per volere dei Servi di Maria. L’edificio ha vissuto diverse vite e quando la repubblica veneta sopprime il convento dei Serviti nel 1772, si aggiungeranno le vicende dell’Ottocento, quando i francesi prima, e gli austriaci dopo, gli imporranno una destinazione militare. La stessa che trovò Botter nel ‘44.

LA SEZIONE ARCHEOLOGICA

Benvenuti nella sezione Archeologica dei Musei Civici. Da qui inizia un viaggio lungo centoventimila anni sulle tracce dell’uomo nel territorio trevigiano, dalle Prealpi fino alla costa adriatica. Ci accolgono le collezioni antiquarie di Luigi Bailo: si tratta di bassorilievi funerari, sarcofagi e lapidi di età greca e romana; sono parte di quel patrimonio che l’abate trevigiano ha raccolto tra Otto e Novecento, in cinquant’anni di ricerche, scoperte, salvataggi temerari e acquisizioni.

Oltre alla storia di Bailo, il museo racconta l’evoluzione del territorio di Treviso, attraverso i numerosi reperti che sono stati scavati con criterio scientifico negli ultimi decenni.
C’è tanta strada da fare, non perdiamo altro tempo, seguiteci al prossimo punto!

Sezione Archeologica
pinacoteca

LA PINACOTECA
DAL TRECENTO AL SETTECENTO

Benvenuti nella sezione Archeologica dei Musei Civici. Da qui inizia un viaggio lungo centoventimila anni sulle tracce dell’uomo nel territorio trevigiano, dalle Prealpi fino alla costa adriatica. Ci accolgono le collezioni antiquarie di Luigi Bailo: si tratta di bassorilievi funerari, sarcofagi e lapidi di età greca e romana; sono parte di quel patrimonio che l’abate trevigiano ha raccolto tra Otto e Novecento, in cinquant’anni di ricerche, scoperte, salvataggi temerari e acquisizioni.

Oltre alla storia di Bailo, il museo racconta l’evoluzione del territorio di Treviso, attraverso i numerosi reperti che sono stati scavati con criterio scientifico negli ultimi decenni.
C’è tanta strada da fare, non perdiamo altro tempo, seguiteci al prossimo punto!