Antonio Canova (Possagno, 1757 – Venezia, 1822), Perseo trionfante 1806, gesso, 230 x 130 x 90 cm Padova, palazzo Papafava, collezione privata (fotografia di Fabio Zonta)
Formatore dell’ambito di Antonio Canova (Possagno, 1757 – Venezia, 1822), Apollo del Belvedere 1806, gesso, 230 x 130 x 90 cm Padova, palazzo Papafava, collezione privata (fotografia di Fabio Zonta)
Canova, fieramente anti-giacobino, abbandonò Roma nel 1798, quando i disordini cominciarono a compromettere l’ordine costituito
S’instaurò la Repubblica Romana e molti capolavori avevano preso la via di Parigi. Per il Canova, fu un trauma, il crollo di solide certezze. L’elezione al conclave di Venezia nel 1800 di papa Pio VII, affiancato dall’avveduto Segretario di Stato, il cardinale Ercole Consalvi, ribaltaltò però la situazione grazie ad uno scatto d’orgoglio ‘artistico’. Questi si resero conto che occorreva dar un segnale forte all’Europa: mostrare che Roma non era stata messa fuori gioco dai recentissimi, drammatici eventi con la deprecata emorragia di capolavori ceduti a seguito dell’infausto Trattato di Tolentino (febbraio 1797). Tante, troppe le assenze, dal Laocoonte all’Apollo del Belvedere. Occorreva rimpiazzare, almeno con un atto simbolico, quanto era stato sottratto. Impossibile farlo con opere d’arte antica. Ecco, allora, l’intuizione: puntare su Canova, il grande scultore che tanta prova aveva dato di attaccamento all’autorità pontificia abbandonando Roma occupata dai francesi, ammirato universalmente come il nuovo Fidia.
Tre marmi vennero così acquistati con il compito di sostituire e riscattare le depredazioni francesi: Perseo trionfante, collocato sul piedistallo dell’Apollo del Belvedere, una delle opere antiche più idolatrate, e i due pugilatori Creugante e Damosseno, sempre nel cortile del Belvedere.
Il significato politico era ancor più importante se si pensa che il Perseo rischiava di essere usato proprio per celebrare Napoleone nell’erigendo Foro di Milano. Fra il 1800 e il 1801 Canova stava infatti scolpendo la statua di Perseo vincitore della Medusa, e l’opera era stata richiesta dalla Repubblica Cisalpina. Canova espose il marmo appena ultimato nel proprio studio accanto a un gesso dell’Apollo del Belvedere, di cui il Perseo trionfante voleva essere una versione moderna, concepita nello spirito della nobile emulazione degli antichi.
Era la prima volta che la gara Antico-Moderno veniva proclamata con tanta evidenza, e i paragoni sono presentati esemplarmente in mostra attraverso le statue di palazzo Papafava a Padova, poste nel salone su indicazione dello stesso Canova: Cruegante in rapporto con il Gladiatore Borghese, e il Perseo trionfante in rapporto con l’Apollo del Belvedere.
Il Perseo si relaziona all’Apollo, ma per superarlo. Tra il rispetto reverenziale e l’orgogliosa o sprezzante indipendenza Canova aveva scelto la terza via, affrontando l’onere e l’onore di una ripetizione differente. Differenze nelle analogie, che si concentrano in tre zone nevralgiche della composizione: testa (o meglio la capigliatura),
il panneggio e le gambe.
Perseo è munito dell’elmo di Plutone, dei sandali di Mercurio e della spada di diamante offerta da Vulcano (visibile nell’incisione), doni concessi per abbattere Medusa.